Le Marche di Giacomo Leopardi

Seguiamo le tracce di uno dei marchigiani più illustri e noti al mondo con il Grand Tour Leopardiano: un viaggio nella bellezza e nella poesia attraverso i luoghi che contengono i frammenti della sua vicenda storica e letteraria. Partiamo da Recanati, il borgo natìo, per poi esplorare anche le Marche del suo tempo, perdendoci negli infiniti paesaggi, arricchiti dalla lettura dei versi del giovane di Recanati che rafforzano in ciascuno di noi la ricerca infinita del senso della vita.

Cosa rappresenta oggi Giacomo Leopardi per le Marche?

Per le Marche Giacomo Leopardi non è solo una delle espressioni più alte della poesia e della letteratura del suo secolo, ma anche un ‘protagonista’ della cultura di tutti i tempi. Percorrendo le Marche con il suo paesaggio incontaminato, le dolci colline e i monti azzurri, si comprende ancora di più quel significato alto e universale dell’Infinito ed è possibile riconoscervi tracce del suo genio.

I suoi versi sono oggi un richiamo continuo che ci accompagna e ci fa amare i personaggi delle sue poesie e le sensazioni che avvertiamo leggendo di rintocchi delle campane del villaggio, del viaggio notturno dei pastori, della silenziosa luna che veglia sulle nostre valli.

Dove possiamo ritrovare oggi Leopardi? Vi accompagniamo alla scoperta dei luoghi marchigiani che lo hanno suggestionato e ispirato. Non solo la sua Recanati ma anche i borghi, le biblioteche storiche, i teatri scintillanti, e le arie dei grandi musicisti della sua epoca.

1. Recanati – Il natìo borgo selvaggio

Il punto di partenza è, senza alcun dubbio, la Piazzetta del Sabato del Villaggio a Recanati dove si erge maestosa Casa Leopardi con la sua immensa biblioteca che conserva più di 20.000 volumi, costruita e costantemente aggiornata da Monaldo Leopardi, padre del poeta. È possibile effettuare diversi percorsi di visita, guidati o meno, che permettono di ammirare la biblioteca, dove Giacomo e i suoi fratelli si sono formati con ore e ore di studio “matto e disperatissimo”, alcune stanze private e un allestimento museale articolato in dieci sezioni storico-tematiche per conoscere il poeta.

Nella piazzetta, vicino a Palazzo Leopardi, è possibile ammirare la Chiesa di Santa Maria di Montemorello: costruita nel XVI secolo per volere e a spese di Pierniccolò Leopardi, conserva ancora oggi l’atto battesimale del poeta.

  • La biblioteca di Monaldo e il busto di Giacomo Leopardi - Foto Instagram @casaleopardirecanati
  • Casa Leopardi e la Chiesa di Santa Maria di Montemorello - Foto Instagram @casaleopardirecanati
  • Piazza Leopardi - Foto Archivio Regionale
  • Veduta di Recanati - Foto di Mariano Tartuferi

Dall’altra parte della piazzetta si trova la famosa “casa di Silvia”, una costruzione che in parte era adibita a scuderia, in parte era abitata dalla famiglia di Teresa Fattorini che, morta giovanissima, fu raccontata da Giacomo nella poesia A Silvia. Sul lato ovest esisteva, ora demolita, la casetta ove sedeva “su la scala a filar la vecchierella”. È proprio il caso di dire che in pochi metri quadri è conservata buona parte della storia del poeta! Ma qui a Recanati c’è di più…

Rifugio e prigione di Giacomo fu il Monte Tabor, il colle di Recanati che si affaccia verso sud e da cui è possibile ammirare un bellissimo panorama verso i Monti Sibillini; meglio conosciuto come “Colle dell’Infinito”, ispirò uno degli idilli più famosi di Leopardi: “L’Infinito”.

Il colle dell’Infinito è il luogo dove Leopardi terminava le sue passeggiate quotidiane, che iniziavano dal cortile del palazzo e passavano dai giardini del Convento di Santo Stefano, sorto nel Quattrocento su un terreno della famiglia Leopardi e oggi sede del Centro Mondiale della Poesia. Oggi è inoltre possibile visitare l’Orto sul Colle dell’Infinito, bene comunale gestito dal FAI – Fondo Ambiente italiano.

Altri sono i luoghi leopardiani a Recanati: il chiostro interno della chiesa di S. Agostino, con la torre resa celebre dalla poesia Il passero solitario; la duecentesca Torre del Borgo, citata nelle Ricordanze per lo scoccare delle ore il cui suono giungeva al poeta portato dal vento.

Una sosta che vi consigliamo di non perdere è quella al Museo Civico di Villa Colloredo Mels dove è allestita e visitabile la collezione leopardiana del comune di Recanati. Ve la raccontiamo in questo video.


Il giovane Giacomo, nella sua Recanati, in fondo alla Strada Magna (oggi corso Persiani) raggiungeva un bivio che, preso a destra, permetteva di scendere verso le Mura Sforzesche, ai piedi delle quali un piccolo giardino è quanto rimane dell’area che ai tempi del poeta era destinata al Gioco del pallone, come ricorda la targa della via.

Basta comunque poco per rivedere, nei bambini sulle altalene o sugli scivoli, il garzon bennato che, nella sua lirica A un vincitore nel pallone, Giacomo paragona agli eroi della classicità greco-romana.

Il campione del gioco del pallone al bracciale cui la lirica è dedicata, Carlo Didimi, praticava il suo sport sotto le mura di Treia e nello Sferisterio di Macerata.

2. Jesi, Maiolati e Pesaro – La passione di Giacomo per la musica

Giacomo nutriva anche una grande passione per la musica, coltivata in famiglia o assistendo a spettacoli teatrali; essa era alimentata nelle Marche dalla presenza di illustri compositori come Giovanni Battista Pergolesi (Jesi), Gaspare Spontini (Maiolati Spontini) e l’amato Gioachino Rossini (Pesaro).

Le musiche dei tre compositori oggi risuonano nei teatri storici della regione e la loro vita è raccontata nelle città che li hanno visti nascere: Jesi, con il bel teatro Pergolesi, il centro storico di Maiolati Spontini, ricco di luoghi spontiniani, e Pesaro, patria di Rossini.

Giacomo espresse la sua profonda ammirazione per Rossini in una lettera del 5 febbraio 1823 scritta da Roma a Carlo Antici “Mi congratulo con te delle impressioni e delle lagrime che t’ha cagionato la musica di Rossini…e potrei pianger ancor io, se il dono delle lagrime non mi fosse stato sospeso…”.

3. Pesaro e Fermo – Musei e biblioteche che conservano documenti legati alla famiglia Leopardi

Pesaro, è possibile ammirare, presso i Musei Civici di Palazzo Mosca, la raccolta che Vittoria Mosca Toschi (parente di Leopardi) cedette al comune, mente, nella Biblioteca storica Oliveriana si trovano alcune lettere originali del poeta recanatese e il Fondo dedicato a Terenzio Mamiani, un lontano parente di cui divenne amico durante il soggiorno a Firenze.

A Fermo, invece, nella biblioteca Romolo Spezioli, sono conservati alcuni manoscritti originali di Monaldo e, nella celebre Sala del Mappamondo, è custodito il calco funebre in gesso di Giacomo.

4. Genga e Cagli – L’ammirazione del poeta per Antonio Canova

Leopardi maturò, negli anni, un convinto apprezzamento per le opere di Antonio Canova anche se i due non si incontrarono mai. Nel Museo di Genga è esposta la “Madonna con Bambino”, opera della bottega di Antonio Canova proveniente dal tempietto neoclassico progettato da Giuseppe Valadier nel cuore della Gola della Rossa e di Frasassi.

Nella Biblioteca di Cagli, invece, è conservato un importante corpus graphicum canoviano composto da 57 disegni eseguiti dallo sculture veneto, parzialmente rilegati in un taccuino, tra cui alcuni studi risalenti all’ultimo periodo dell’attività dell’artista.

4. Loreto – Il saggio di Monaldo e le poesie per la Vergine Maria

Il tour leopardiano tocca Loreto, set del film Il Giovane favoloso, scrigno di fede, arte e cultura, a due passi da Recanati,

Monaldo nel 1832 scrisse il saggio “La Santa Casa di Loreto. Discussioni storiche e critiche” per difendere l’autenticità della dimora mariana e il suo «prodigioso arrivo» nelle Marche. Fu proprio grazie agli studi paterni che Giacomo ereditò un forte interesse per il santuario lauretano e per le inestimabili opere in esso conservate.

A Loreto, infatti, nacque l’intimo legame tra il poeta e la Vergine Maria: Giacomo, nella sua vita, scrisse infatti in prosa una preghiera alla Madonna per la sorella Paolina e altre due poesie dedicate a Maria nell’ultimo periodo della sua vita.

5. Visso – I manoscritti del poeta

L’itinerario si conclude nella magia dei Monti Sibillini, dove Visso si fa scrigno di un patrimonio inestimabile. Nel piccolo borgo dell’entroterra maceratese, infatti, alcuni manoscritti del poeta, tra cui i celebri Idilli L’Infinito, La Sera del giorno festivo, La Ricordanza o Alla Luna, Il Sogno, sono stati conservati per anni.

Dopo il sisma del 2016, i manoscritti sono prima stati spostati a Bologna e poi portati a Recanati in occasione dei 200 anni dalla composizione de “L’Infinito”. L’amministrazione comunale assicura che i manoscritti, di proprietà del comune, torneranno a Visso, con l’apertura di un nuovo spazio museale nel centro del borgo.

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