Viaggio nelle Marche tra Ancona, Genga e Arcevia

Gli incantevoli paesaggi, i borghi romantici e le meraviglie naturali rappresentano solo alcuni dei motivi che rendono le Marche una destinazione molto appetibile per ogni tipo di viaggiatore, in particolare per coloro che come noi ricercano mete un po’ fuori dalle rotte più battute.

Prendiamo ad esempio il territorio di Ancona: qualcuno ha mai visto il Tempietto di Valadier, il paese di Corinaldo o quella piccola bomboniera affacciata su un magnifico scenario collinare coronato da ulivi che risponde al nome di Loretello? O è mai stato nel capoluogo per più del tempo necessario per l’imbarco in nave? Inizio proprio da quest’ultima per condurvi per mano lungo un percorso che dalla costa si protende verso l’entroterra anconetano per raccontarvi e mostrarvi quello che è stato il nostro itinerario. Un viaggio intenso, straripante di luoghi da visitare e soprattutto di emozioni vivide e tavolta inaspettate.

Tre esperienze da fare ad Ancona

Ancona è stata per noi la sorpresa più grande. Una Cenerentola che ancora in pochi hanno scoperto essere una principessa! 

La nostra visita è iniziata a qualche chilometro dal centro storico nella zona del Passetto, che nel suo tratto di litorale protetto alle spalle da alti costoni di roccia regala degli scorci insospettabili per una spiaggia cittadina; qui si trovano le cosiddette “grotte del Passetto“, ricavate dalle pareti delle falesie di calcare bianco, uno accanto a l’altro per centinaia di metri… ognuno con porte o portoni di colori e dimensioni diverse, ognuno trasformato secondo le proprie esigenze dai proprietari che li hanno acquistati o li hanno avuti in eredità dai pescatori che utilizzavano le grotte come rifugio per le imbarcazioni o luogo di refrigerio per difendersi dalla calura. 

Un posto caratteristico dove troverete l’anima della città e tanti angoli da fotografare anche grazie agli scogli che emergono in superficie e assumono le forme più bizzarre a partire dalla “Seggiola del Papa”.

Dopo la passeggiata al Passetto (1), la seconda esperienza che vi consigliamo è un giro in bicicletta (2), così da poter abbracciare il centro storico e ammirare i luoghi più interessanti. Dal noleggio di e-bike Bellavista Fra alla Mole Vanvitelliana (ex Lazzaretto e luogo iconico della città) siamo partiti seguendo un percorso che ci ha condotto a Porta Pia, una delle porte monumentali di accesso, e poi su su fino al punto più alto, il Duomo di San Ciriaco, toccando quei gioielli architettonici che non possono mancare in una visita: la chiesa di San Domenico, Santa Maria della Piazza, San Francesco alle Scale e la Fontana delle Tredici Cannelle.

Un’escursione in barca lungo la costa (3) è stata la degna conclusione di questo tour alla scoperta di Ancona. Dal mare abbiamo ammirato il profilo della città e grazie ai ragazzi di Four Sailing – Scuola di Vela abbiamo dato un nome alle baie che si sono succedute una dopo l’altra fino a quella di Portonovo, dove ci ha atteso un pranzo a base di moscioli – cozze selvaggie, non d’allevamento! – uno dei prodotti tipici del territorio e presidio Slow Food! Avete mai assaggiato il mosciolo selvatico di Portonovo? Il suo profumo è indescrivibile e il sapore ve lo ricorderete a lungo!

La spiaggia di Portonovo è una delle mete più frequentate del Conero grazie al suo mare trasparente ma non perdetevi una visitina alla chiesa medievale di Santa Maria di Portonovo, a poche centinaia di metri dalla costa! Fate solo attenzione agli orari di apertura, generalmente dal mercoledì alla domenica dalle 16:30 alle 19:30.

Il favoloso mondo di Genga

Prendiamo in prestito il titolo di un film delizioso per raccontarvi un paese di circa 1700 abitanti che all’interno del suo comune annovera alcuni patrimoni di valore mondiale! 

Potreste definire diversamente le Grotte di Frasassi?

La magia delle Grotte di Frasassi

Non riusciamo a immaginare l’emozione che avranno provato i 7 giovani del gruppo speleologico CAI di Ancona quando il 25 settembre del 1971 scoprirono quello che fu poi chiamato l’Abisso Ancona, la più grande delle Grotte di Frasassi aperte al pubblico! Per chi le visita l’impatto con quella prima “sala” è un’esplosione di sensazioni, un nuvolo di farfalle che ti entrano nello stomaco e ti… bloccano la mascella!

La visita alle Grotte di Frasassi è una delle esperienze da fare almeno una volta nella vita, senza alcun dubbio! Ed è un’esperienza assolutamente unica, facile e accessibile a tutti (per disabili motori si arriva circa a metà percorso). L’esiguità dei gruppetti di visita, sempre accompagnati da una guida specializzata, consente di godersi al massimo gli straordinari scenari e calarsi per quasi un’ora e mezzo nelle viscere del monte Valmontagnana, dove spesso il silenzio viene infranto solo dal rumore delle gocce d’acqua che scendono dall’alto, come un metronomo che scandisce l’eternità.

Il suggestivo Tempietto del Valadier

A due passi dall’ingresso delle Grotte di Frasassi inizia un sentiero in salita che porta al Santuario della Madonna di Frasassi.

Quello che ci troviamo davanti alla conclusione è una visione a cui gli occhi stentano a credere: una chiesetta ottagonale che sembra incastrata sotto il soffitto di un’ampia grotta! Affascinante, stupefacente, sbalorditivo… cos’altro aggiungere che già le immagini non dicano?

Accanto, meno vistoso ma ugualmente carismatico, c’è l’Eremo di Santa Maria Intra Saxa, per lungo tempo monastero di clausura femminile.

Le altre meraviglie di Genga

E non è finita qui!… La visita continua alla frazione di San Vittore delle Chiuse, così chiamato perché stretto o per meglio dire “chiuso” dalle montagne di Frasassi! Qui si trova una bellissima abbazia romanica, uno dei quei classici posti che ti fanno balzare indietro al Medioevo. Di fianco abbiamo visitato il piccolo museo speleologico-archeologico che vanta diversi reperti fossili e racconta la storia geologica del Parco.

Siamo all’interno del Parco della Gola della Rossa e di Frasassi e come rinunciare a un bel trekking in uno degli ambienti più interessanti delle Marche dal punto di vista dei paesaggi, della morfologia e della biodiversità? La prossima tappa è quindi la Valle Scappuccia dove intraprendiamo il sentiero del Papa, diretto a Genga. Se non avete tempo andate comunque all’ingresso della valle, che non esiterei a definire “da paura”! Un’altra grotta di origine carsica, stavolta scavata dal torrente Scappuccia.

Al borgo di Genga diamo il saluto a questo incredibile territorio che ci ha pure deliziato il palato con i suoi piatti tradizionali a base di cinghiale (le tagliatelle e il cinghiale in umido sono il top! Provateli al ristorante La Scaletta di San Vittore delle Chiuse e al ristorante dell’hotel&Spa Le Grotte nella frazione di Pontebovesecco), agnello (a scottadito) e tartufo (i tagliolini del ristorante Da Maria di Pierosara non ve li scorderete più!).

Parcheggiamo appena fuori le mura che cingono il paese e facciamo quattro passi tra le case costruite sulla roccia e all’interno del museo di Genga, che accoglie una statua della Madonna con Bambino della scuola di Canova (una copia è presente nel Tempietto di Valadier) e una Venere Paleolitica.

Corinaldo, tra storia e storielle

Da lontano scorgiamo le mura trecentesche che racchiudono il borgo di impronta decisamente medievale ed è amore a prima vista! 

Corinaldo non può non colpire direttamente al cuore con le sue viuzze, la già nominata cinta muraria e la Piaggia, una magnifica scalinata di 109 gradini che si staglia nel mezzo delle abitazioni e che a metà presenta quel “pozzo della polenta” protagonista della leggenda popolare che sta alla base del Palio che ogni anno si tiene a luglio: la Contesa del Pozzo della Polenta. A questo proposito vi consigliamo di non perdervi una visita alla Sala del Costume e delle Tradizioni popolari dove sono in mostra i vestiti rinascimentali che vanno in scena durante la festa e di gustare un buon piatto di polenta con salsiccia (noi lo abbiamo fatto, insieme ad altre prelibatezze locali come i vincisgrassi al ristorante “Ai 9 Tarocchi”).

Corinaldo è un paese incantevole, non a caso insignito della Bandiera Arancione del Touring Club e inserito tra i Borghi più belli d’Italia, ma è pure il… Paese dei matti! Un nomignolo simpatico che lo ha reso celebre in tutte le Marche e che le è stato affibbiato in seguito alle numerose storielle incentrate su alcuni suoi bizzarri abitanti. Una delle più celebri narra del ciabattino Scuretto, amante del buon vino, che fece erigere un muretto che assomigliasse alla facciata di una casa per convincere il figlio, emigrato in America, a farsi prestare dei soldi con la scusa di portare a termine i lavori della costruzione (per la cronaca l’ingegnosa messinscena, con tanto di foto spedita oltreoceano come testimonianza, non ebbe i frutti sperati!).

Uscendo dal centro abitato ci siamo immersi nella campagna corinaldese e nei suoi prodotti più rappresentativi grazie alla visita all’azienda agricola Federico Mencaroni che produce sia vini bianchi (Verdicchio, Malvasia e Biancame) sia vini rossi (Montepulciano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot) e al Frantoio Brignoni, che oltre alla vendita di olio extra vergine di olive biologiche si occupa anche di molinatura e imbottigliamento.

Un’incursione nel mondo rurale marchigiano che abbiamo completato all’Antico Molino Patregnani dove è stato allestito un piccolo museo all’interno dello storico mulino con le stanze dell’olio, del vino, della farina, ecc.. che raccontano com’era la vita contadina un secolo fa.

Arcevia e i suoi castelli

Le ultime mete del nostro viaggio sono state Arcevia e il castello di Loretello. Arcevia stessa è racchiusa all’interno di mura castellane e il ponte levatoio richiama epoche passate in cui è stata teatro di cruenti scontri tra guelfi e ghibellini per non parlare delle battaglie tra i Malatesta e lo Stato della Chiesa. Oggi questo paese di poche migliaia di abitanti è l’emblema della pace e della tranquillità, sensazioni che potete provare semplicemente perdendo il vostro sguardo nel verde paesaggio circostante.

Noi abbiamo iniziato la nostra visita dal punto più alto, i giardini di Leopardi (lassù, a circa 500 metri d’altezza, spira una leggera brezza anche in estate che rende piacevole il soggiorno) e abbiamo proseguito il tour nelle principali chiese, dalla Collegiata di San Medardo – che ospita tra l’altro opere del Signorelli e della scuola dei Della Robbia al complesso monumentale di San Francesco con il chiostro cinquecentesco decorato con scene della vita del santo.

Da non perdere infine le Porte di accesso alla città, ben conservate, da quella di Sant’Agostino fino alla splendida Porta di Santa Lucia.

Loretello, il castello dell’amore

Dei 9 castelli del territorio di Arcevia il più affascinante è probabilmente Loretello. Un pugno di case, i camminamenti lungo le mura esterne, due torri e la porta che un tempo era dotata di ponte levatoio sono, insieme al ponte che rappresenta uno degli ingressi al piccolo borgo, gli elementi essenziali di questo gioiellino. Una calamita irresistibile per chi cerca un angolo romantico con un belvedere straordinario!

L’happy ending perfetto è stato un calice di vino accompagnato con un tagliere di salumi e affettati locali al Mangiamarche, il localino caratteristico che ha coniato la definizione perfetta per Lorello: “Il castello dell’amore“.

Alessandro Bertini di Girovagate – Idee di Viaggio

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