I prodigi del Santuario di Campocavallo di Osimo

Un itinerario in 4 tappe tra spiritualità, bellezza, tradizione e natura.

Siamo ad Osimo, la città dei “senza testa” e di San Giuseppe da Copertino, famosa per le sue misteriose grotte sotterranee ma anche per un piccolo e popoloso centro abitato poco più a sud, chiamato Campocavallo.

Nonostante sia nato da poco più di 100 anni, questo paesino immerso nella campagna marchigiana è sorprendentemente ricco di storia e tradizioni, un luogo di fede e di memoria molto particolare, da sempre meta di incessanti pellegrinaggi.

Qui la vita gira attorno al Santuario costruito tra fine ‘800 e primi del ‘900 in onore della Madonna Addolorata e dei prodigi che si narra abbia compiuto proprio in questi luoghi.

Campocavallo di Osimo – foto di Andrea Simonetti

Avvicinandosi a Campocavallo in auto da Osimo, da Jesi o da Castelfidardo, oppure a piedi, percorrendo il cammino che collega Campocavallo a Loreto, o dalla passeggiata immersa nel verde lungo il fiume Musone, lo sguardo è immediatamente catturato dall’imponente costruzione che svetta sopra i tetti delle case, in mezzo alla campagna.

Il Santuario colpisce molto chi lo ammira per la prima volta anche per via del suo stile, insolito per la zona, definito neo lombardo dallo stesso architetto che lo ha progettato. Qualcuno lo considera l’ultima Cattedrale Gotica. Dagli studi effettuati risulta infatti che sia stato costruito sul modello geometrico della Cattedrale di Chartres, in Francia, una delle costruzioni-scuola di tutto il periodo gotico.

Santuario di Campocavallo al tramonto – foto di Andrea Simonetti

Campocavallo è molto conosciuto anche perché custodisce da oltre 80 anni creatività, saperi e tradizioni legate all’arte di intrecciare le spighe di grano per farne delle vere e proprie sculture, i Covi, che rappresentano le cattedrali o i santuari più importanti nel mondo.

Visitare questo paese vuol dire entrare in un clima di pace e serenità per ristorare l’animo nel silenzio dei luoghi di fede, riscoprire quella che era la vita contadina delle Marche tra ‘800 e ‘900, fatta di ritualità quotidiane cadenzate dal ritmo delle stagioni, e per rigenerare mente e corpo immersi nella natura circostante.

Per scoprire tutte le particolarità di questo piccolo-grande luogo proponiamo un percorso diviso in 4 tappe, perfetto per chi visita Osimo o la Riviera del Conero, ma anche l’ideale per passare una giornata in famiglia o con gli amici all’insegna del relax, tra spiritualità, bellezza, tradizione e natura.

1. La chiesina del prodigio della Madonna Addolorata di Campocavallo

Il luogo più suggestivo da visitare a Campocavallo è forse proprio questo, una modesta chiesina costruita in mezzo alla campagna verso fine ‘800, ancora intatta e incastonata tra le abitazioni del paese, dove il giovane don Giovanni Sorbellini andava a dir messa la domenica. Tra le varie immagini sacre esposte in chiesa alla venerazione dei fedeli c’era anche lei, la Madonna Addolorata con Gesù appena deposto dalla croce tra le braccia e lo sguardo rivolto pietosamente al cielo.

Proprio qui tutto ebbe inizio. Era il 16 giugno 1892 quando il quadro prese a trasudare lacrime, in tanti accorsero al grido “la Madonna piange!”. Fu allora che iniziò un nuovo prodigio, i presenti e, a seguire, migliaia di pellegrini nei mesi e anni successivi, giurarono e testimoniarono di vedere lo sguardo della Madonna Addolorata rivolgersi a loro come se fosse vivo.

La Vergine Santa cominciò allora a muovere gli occhi ora in senso orizzontale, ora alzandoli al cielo, ora guardando me.  Il bianco dell’occhio appariva e spariva, e tutto l’occhio si muoveva con una lucentezza e una vivacità come di persona vivente. Non mi potevo ingannare.  Non poteva essere quello un gioco di luce, essendo tale la posizione mia rispetto al quadro, da conoscer benissimo e non esservi alcun abbaglio.”

Testimonianza dal libro “La Santissima Vergine Addolorata di Campocavallo” a cura di Raimondo Orsetti

Questo luogo è testimone delle preghiere dei migliaia di pellegrini che lo hanno visitato e continuano a visitarlo, e conserva l’eco dello stupore e della gioia di chi racconta di aver incontrato lo sguardo prodigioso dell’Addolorata ottenendo grazie e guarigioni.

La notizia uscì ben presto dai confini della regione per spargersi in tutta Italia ma anche in Europa e nel mondo intero. Le folle accorrevano sempre più numerose e così si decise di costruire un tempio più grande, proprio nel terreno di fronte.

2. ll Santuario della Beata Vergine Addolorata di Campocavallo

Questo Santuario è considerato dagli abitanti di Campocavallo il secondo prodigio avvenuto qui, in quanto la sua costruzione, su progetto dell’architetto osimano Contantino Costantini, è avvenuta esclusivamente grazie alle offerte dei fedeli: denaro, oggetti preziosi, ma anche opere e materiali. Operai e scalpellini prestarono le loro mani e i pellegrini arrivarono trasportando legnami, ghiaia, calce e pietre. Il travertino usato per edificare la facciata della chiesa ad esempio arrivò in pellegrinaggio su 27 carri dal Monte Conero.

Parlando del suo lavoro, il Costantini scrisse di aver tratto ispirazione dal gotico, dal ‘400 e dall’arte lombarda, anche se dalle sue parole è chiara l’intenzione di non imitare uno stile, ma piuttosto di creare qualcosa di nuovo.

Dagli ultimi imponenti lavori di ristrutturazione, eseguiti dal 2005 al 2007, è risultata una struttura difficilmente eguagliabile per ingegnosità e precisione. I numerosi archi che compongono la struttura formano un gigantesco equilibrio di forze che reggono l’intero tempio, in modo particolare la cupola, alta ben 47 metri.

Decorazioni architettoniche, fregi in terra cotta e vetrate artistiche istoriate impreziosiscono il Santuario. Dai documenti dell’epoca risulta che erano previste anche delle decorazioni pittoriche che però non vennero mai realizzate. Questa incompiutezza dona in realtà agli interni leggerezza ed eleganza, creando così l’atmosfera ideale per il raccoglimento e la preghiera.

Dopo aver visitato il Santuario, dove si trova anche l’edicola in marmo che custodisce l’immagine prodigiosa, possiamo incamminarci per scoprire un’altra forma d’arte molto particolare e tipica di Campocavallo.

3. Il Museo del Covo e della Civiltà Contadina delle Marche

Sin dal 1939 inizia qui una bellissima tradizione che vede impegnati grandi e piccini. Come ringraziamento per il raccolto viene realizzato e offerto alla Madonna il Covo, una scultura ricoperta di spighe di grano che riproduce in scala esatta una cattedrale o un simbolo della cristianità. Ad esempio, per la prima edizione venne riprodotta la corona di pietre preziose posta sul capo dell’Addolorata nel quadro miracoloso. In seguito, l’affinarsi delle abilità dei contadini e degli artigiani all’opera, rese possibile la riproduzione di imponenti basiliche tra le quali San Pietro in Vaticano, San Marco a Venezia, San Basilio di Mosca e il santuario di Lourdes, in Francia.

Le donne del paese si tramandano l’arte del lavorare le spighe di grano per farne delle trecce dorate che divengono poi il rivestimento della struttura del Covo, sapientemente progettata e realizzata con estrema cura sin nei più piccoli dettagli.

Grazie a questa tradizione Campocavallo è gemellato con i luoghi più significativi della cristianità di tutto il mondo. Ogni nuovo Covo viene infatti portato in mostra nel paese scelto per essere rappresentato e allo stesso tempo una delegazione di tale paese viene accolta con tutti gli onori durante la Festa del Covo, che si svolge ogni anno la prima domenica di agosto. Per l’occasione il Covo viene fatto maestosamente sfilare per le vie del paese accompagnato dalla banda, da gruppi folkloristici e dai covi delle precedenti edizioni. Il paese intero è agghindato a festa con decorazioni realizzate col grano e, già dal mercoledì, si svolgono celebrazioni religiose, spettacoli folkloristici, fiaccolate, giochi popolari, incontri culturali e serate danzanti con tanto di stand enogastronomici per assaggiare i migliori piatti della tradizione.

Durante il resto dell’anno, queste delicate opere di arte rurale, assieme alla memoria delle tradizioni contadine di queste terre, sono custodite nel Museo del Covo. In attesa della realizzazione della nuova sede regionale del Museo, un vero e proprio centro d’interpretazione della tradizione del Covo, della storia di Campocavallo e della civiltà contadina delle Marche, sono aperti su appuntamento i locali che ospitano temporaneamente alcuni dei più bei Covi degli ultimi anni.

Sfilata dei Covi durante la Festa del Covo di Campocavallo – foto di archivio Associazione A.M.R.S.T.P.

4. Verso il fiume Musone a piedi, in bici o a cavallo

Oltre a questa festa del grano, a dimostrazione del grande valore dato al rapporto tra uomo e natura, Campocavallo di Osimo offre al visitatore diverse possibilità di avventurarsi in campagna, a piedi, in bicicletta o anche a cavallo, vista la presenza di un centro ippico che organizza delle splendide passeggiate.

Pista ciclopedonale “Girardengo” di Campocavallo di Osimo – foto di Solange Fontanella

Già dal paese ci si può incamminare verso il Parco Verde Energia dove ha inizio un percorso segnalato e illuminato che costeggia i campi per circa 1 km. Proseguendo il cammino verso il lungo fiume si intercetta l’anello ciclopedonale “Girardengo”, un percorso pianeggiante di 4,8 km adatto a tutti che attraversa campi di girasoli e di grano, dolci colline e distese erbose, dove è possibile anche pescare nei laghetti artificiali e fare birdwatching, o anche semplicemente bagnarsi i piedi nel fiume e ripararsi all’ombra della folta vegetazione.

Tutta quest’area viene chiamata la Confluenza per via del fatto che qui si incontrano il Fiumicello col fiume Musone ed è davvero un’oasi di pace. La Confluenza è anche il nome dell’Associazione che ha la sede proprio qui in un casale di campagna, dove troverete uno stagno, l’arnia per le api e l’orto con le erbe aromatiche in un percorso didattico utile alla conoscenza della biodiversità, della storia e delle particolarità del luogo. Vengono inoltre organizzate serate sotto le stelle, passeggiate guidate e molte altre attività finalizzate alla conoscenza del territorio locale e del suo sviluppo ecosostenibile.

Area della Confluenza, Campocavallo di Osimo – foto di Solange Fontanella

Di recente ideazione, ma da secoli percorso dai pellegrini, è invece il Cammino delle Famiglie che parte dal Santuario di Campocavallo e arriva al Santuario Pontificio della Santa Casa di Loreto, uno dei più importanti santuari mariani della cristianità, custode della Santa Casa di Nazareth. A piedi o in bici, il percorso è di circa 13 km, ripercorre in alcuni tratti la Via Lauretana e si snoda nella campagna pianeggiante tra i Comuni di Osimo, Recanati e Loreto (solo questo ultimo tratto presenta una pendenza impegnativa).

Lungo il Cammino si incontrano 3 graziose Edicole Storiche dedicate alla Madonna, testimonianza della tradizione di fede di questi luoghi, 2 chiesette e 3 nuove Edicole Votive dedicate alla Sacra Famiglia. Queste ultime sono state realizzate con i materiali della tradizione marchigiana e sono pensate come punti di sosta che abbracciano il viandante e custodiscono ciascuna un dipinto che rappresenta un episodio della vita della Sacra Famiglia. Questo Cammino immerso nel verde collega sia fisicamente che spiritualmente questi due importanti luoghi mariani della nostra regione: il Santuario di Campocavallo di Osimo e la Santa Casa di Loreto, definita da Papa Francesco “la casa di ogni famiglia”.

Il santuario di Campocavallo – foto di Adriano Menghini

Info utili

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