Storia e curiosità del Teatro Pergolesi di Jesi

Sapete che la Regione Marche custodisce dei meravigliosi teatri nel proprio territorio? Se siete appassionati del genere o se state visitando Jesi, non potete perdervi il Teatro Pergolesi.

Un teatro storico dalla struttura molto particolare

Alla fine del XVIII secolo, i luoghi in cui ascoltare musica erano gli oratori delle chiese o le sale comunali, fu così che un gruppo di nobili jesini decise di unirsi per far edificare un luogo in cui poter godere della musica.
Nel 1790 venne sancito l’accordo fra i condomini e il comune e venne posta la prima pietra, anche se l’inaugurazione ufficiale ci fu solo nel 1798.
Il teatro era quindi privato, ogni condomino possedeva il suo palco da condividere con famigliari e amici.
Il progetto venne affidato ad un giovane architetto italiano, Francesco Maria Ciaraffoni, anche se in un secondo momento venne modificato dal più noto architetto Cosimo Morelli chiamato dal governatore pontificio.

La caratteristica più importante del teatro è la sua forma, non la solita U, ma una forma ellittica che permetteva di avere una visione discreta anche dai palchetti laterali. Nel progetto iniziale erano previsti 4 ordini da circa 25 posti ciascuno, solo nel 1850 circa, l’ultimo ordine venne trasformato in loggione aprendo così il teatro alla città e al popolo a prezzi più bassi.
La struttura vanta una bellissima decorazione di Felice Giani che si concentra soprattutto nel plafone con una serie di elementi che richiamano la vera funzione del teatro, ovvero rappresentare attività musicali (strumenti musicali) e le vicende della vita e della storia con un’alternanza di pace e guerra (armi).
Il fascione più esterno accogli puttini e satiri alternati a mascheroni che rappresentano le varie espressioni teatrali e le varie emozioni che nel teatro vengono a generarsi.
È presente poi una serie di episodi mitologici dedicata al protettore delle arti, ovvero Apollo.

Oggi purtroppo non è più visibile la scena principale dal vivo, ma solo nel progetto custodito nella sala del Ridotto, perché in seguito ad interventi migliorativi effettuati nel 1850 circa, venne distrutta la parte centrale per poter posizionare il lampadario.

L’elegante sipario decorato

Una menzione particolare spetta al meraviglioso sipario decorato da Luigi Mancini.
Sono stata davvero fortunata a vederlo abbassato, in quanto generalmente si cala a fine stagione e si rialza alla prima della stagione perché altrimenti si rovinerebbe troppo.

Il sipario del Teatro Pergolesi di Jesi è stato realizzato seguendo la scia del romanticismo ottocentesco e al posto di realizzare decorazioni classiche, si è scelta la rievocazione di episodi importanti per la storia della città, come quella di Federico II. Venne quindi rappresentata la scena del ritorno di Federico II in città anche se nella realtà non fece mai ritorno a Jesi; si può notare la figura a cavallo vestita da principe, circondata dal popolo festante rappresentato con abiti differenti tra loro per epoche storiche,: troviamo donne con velette affiancate a persone vestite con abiti contadini o con tessuto tartan. Possiamo immaginare il sipario come rappresentazione dell’unità della comunità jesina dell’epoca che celebra la storia della città.
Il nome del teatro era “Teatro della Concordia” perché con esso i nobili riuscirono ad accordare le varie parti della città e solo nel 1833 venne dedicato a Giovanni Battista Pergolesi.

Giovanni Battista Pergolesi, il grande compositore jesino

Il teatro di Jesi oggi si chiama Pergolesi, come mai? Scopriamo insieme il motivo.
In realtà la risposta è molto semplice, si è deciso nel 1833 di dedicarlo ad un cittadino jesino di spicco, ovvero Giovanni Battista Pergolesi.

Giovanni Battista nacque a Jesi nel 1710 e diciamo che la sua vita non fu proprio fortunata. Di salute cagionevole, già all’età di 17 mesi ebbe dei problemi causati dalla tubercolosi che lo accompagnarono per tutta la vita; rimase orfano molto giovane e provò un grandissimo amore non corrisposto.
Grazie a delle conoscenze di un suo parente vescovo, riuscì ad essere ammesso al Conservatorio dei Poveri di Napoli che accoglieva con borse di studio, i ragazzi non nobili che possedevano importanti doti canore e musicali.

Una curiosità sul compositore jesino è quella legata al suo cognome: egli infatti si chiamava Draghi, ma visto che la sua famiglia proveniva da Pergola, divenne il Pergolesi e così passò alla storia.
Morì molto giovane, a soli 26 anni a Napoli e diciamo che divenne famoso post mortem grazie alla sua composizione “La Serva Padrona” che venne portata in scena in Francia da una compagnia teatrale italiana. Venne così tanto apprezzata che i francesi vollero persino tradurla e così consacrarono la figura di Giovanni Battista Pergolesi.

Sui passi di Giovanni Battista Pergolesi

Dopo aver visitato il teatro, vi consiglio di fare qualche passo a Jesi alla ricerca dei luoghi pergolesiani.
Non perdetevi la fontana in Piazza Pergolesi e la Cattedrale di San Settimio, luogo in cu il compositore venne battezzato.
L’edificio in cui nacque venne abbattuto, ma troverete una targa su una facciata dell’edificio adiacente a ricordo della sua casa.

Questa interessante visita rientra fra gli eventi del Grand Tour Cultura Marche, promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche in collaborazione con la Fondazione Marche Cultura e il MAB.

Scopri l’itinerario per le vie della città di Jesi, alla scoperta dei luoghi, della storia e della musica di Giovanni Battista Pergolesi.

Info utili

La foto di copertina è tratta dal sito della Fondazione Pergolesi Spontini.

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