A caccia di piatti tipici nei borghi delle Marche

Che ne dite di un tour a caccia di piatti tipici delle Marche? Un itinerario che vi condurrà alla scoperta di alcuni borghi della nostra regione, a cui potrete unire i piaceri del palato e quelli dell’arte, della storia e delle tipicità caratteristiche del vivere “borghigiano”.

Siete pronti a partire? #destinazionemarche vi aspetta!

Un antipasto a base di calcioni e ciauscolo a Treia

  • I Cascioni, piatto agrodolce tipico di Treia
  • Una veduta di Treia (Foto Gionata Taddei)
  • Il ciauscolo, il salame Ipg spalmabile delle Marche

A Treia il famoso “pane e salame” si può tradurre in calcione e ciauscolo, ovvero – e parliamo del calcione – una prelibatezza a base di pecorino, uova e zucchero dal sapore agrodolce assai gradevole. Dolce la pasta esterna e salato il cuore centrale con un impasto a base di formaggio, si sposa benissimo con il ciauscolo, il salame più morbido d’Italia, prodotto Igp, legato alla tradizione mezzadrile marchigiana.

Il ciauscolo nasce dall’unione dell’esigenza di non sprecare alcuna parte del maiale con quella di utilizzare al massimo anche il lardo. Il ciauscolo è diffuso soprattutto dalla provincia di Macerata in giù, mentre al calcione è dedicata una sagra che si svolge ogni anno nella terza domenica di maggio.

Mangiare calcione e ciauscolo a Treia significa anche vivere l’atmosfera di uno dei “Borghi più belli d’Italia”, a cominciare dal centro storico medioevale circondato da mura, con 7 antiche porte, una piazza a forma di ferro di cavallo e un museo archeologico che ospita reperti egizi di epoca tolemaica.

Treia è la città simbolo della Disfida del Bracciale, una tra le più rilevanti ed originali rievocazioni storiche italiane e, se siete attratti dalla natura, nella vicinissima frazione di Passo di Treia potrete ammirare la quercia monumentale, una delle più belle piante d’Italia, per circonferenza del tronco la maggiore della regione: 30 metri di altezza, 6,5 metri di circonferenza del fusto e un’età stimata di circa 450 anni.

Le tagliatelle stese con il “lasagnolo” come primo piatto a Genga

Ci spostiamo di provincia ed andiamo nell’entroterra di Ancona, a Genga, comune Bandiera arancione, dove un piccolo castello medioevale è immerso nella natura, dando origine alla nobile dinastia dei Conti della Genga, che consegnò alla storia, illustri personaggi e guerrieri. Qui ci concediamo un’altra tipicità delle vergare marchigiane, ovvero la tagliatella fatta rigorosamente a mano e stesa con il “lasagnolo”.

Queste tagliatelle sono un piatto unico quando sono servite con il sugo di asparagi o di funghi del sottobosco, a seconda delle stagioni. In alternativa possiamo scegliere dal ricco menù la polenta con il ragù di cinghiale oppure i vincisgrassi.

  • Genga (Foto Piero Principi)
  • Tagliatelle stese con il "lasagnolo" (Foto Sonia Darini)
  • Il Tempietto del Valadier (Foto Paolo D'Angelo)
  • I vincisgrassi (Foto Francesca Cieli)

Genga sorge nel contesto naturalistico di grande bellezza del Parco naturale regionale Gola della Rossa e di Frasassi, è famosa per le sue Grotte di Frasassi ed è scelta da appassionati di archeologia e sport all’aria aperta, in cerca di nuovi percorsi sentieristici e cicloturistici.

Da visitare in questo paese Bandiera arancione c’è il museo “Arte, storia, territorio”, che espone i capolavori dell’antica chiesa di San Clemente, vero scrigno di arte e di storia con opere di Antonio da Fabriano. Da non perdere la chiesa di San Vittore delle Chiuse, tra i più importanti monumenti romanici delle Marche, con una complessa struttura a croce greca inscritta in un quadrato, e il Museo speleopaleontologico.

Completa il “quadro” il suggestivo Eremo Infrasaxa e il Tempietto del Valadier, incastonato nella montagna.

Il secondo piatto è il coniglio in porchetta a Maiolati Spontini

Cambiamo “bandiera” ed andiamo a Maiolati Spontini, Bandiera verde, nella Vallesina. Qui ordiniamo, nel ristorante virtuale, un gustosissimo coniglio il porchetta, ovvero il coniglio ripieno di finocchio selvatico, aglio, cotiche, carne macinata, pancetta, salame, fegato ed interiora del coniglio, sale, pepe. Il tutto arrostito ben bene al forno. Ma state attenti: una fetta tira l’altra!

  • Il coniglio in porchetta
  • Il coniglio in porchetta fatto in casa
  • Maiolati Spontini (Foto Marika Bonci)
  • Maiolati Spontini (Foto @emorpi da Flickr)

Dicevamo della Bandiera verde: è un riconoscimento che riguarda le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, e Maiolati Spontini rispecchia questi requisiti, oltre ad aver aderito al progetto “Comune Rinnovabile” di Legambiente, avendo messo a regime azioni mirate al risparmio energetico e alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

Maiolati Spontini è famosa per aver dato i natali al grande compositore Gaspare Spontini: da visitare la Casa natale di Spontini, ora adibita a museo, e il Parco Colle Celeste, un’ampia area delle proprietà di Spontini che il maestro volle destinare alla realizzazione di un giardino per il pubblico passeggio in omaggio a sua moglie Celeste.

Il parco sorge su un’altura nella parte orientale di Maiolati ed è caratterizzato da un lungo viale alberato che s’inoltra in un boschetto delimitato da una balconata dalla quale si può godere la vista della vallata dell’Esino fino al Mare Adriatico.

Oltre alle quattrocentesche mura castellane di Maiolati, spostandosi a valle, nella più popolata frazione di Moie, una tappa la merita anche la nuova e multimediale biblioteca pubblica presso l’ex Fornace dal nome “EffeEmme23”.

Vino bianco, anzi… Verdicchio di Cupramontana

Abbiniamo un ottimo vino bianco al nostro pranzo, il Verdicchio di Cupramontana. Considerato l’oro delle Marche anche se il suo colore è verde, il Verdicchio è un vino bianco asciutto, armonico, inimitabile, delicato, leggendario.

Un vino che è diventato l’emblema di questa terra. Abbiamo scelto quello di Cupramontana, a due passi da Maiolati Spontini, perché qui si organizza, da oltre 80 anni, la più antica Sagra dell’Uva delle Marche e c’è anche il Museo Internazionale dell’Etichetta del Vino.

  • Cupramontana vista dai tetti (Foto Vincenzo Mollaretti)
  • Panorama di Cupramontana (Foto Marika Bonci)
  • Degustazione di Verdicchio (Foto Paola Mandozzi)
  • L'uva bianca da cui si ricava il Verdicchio (Foto Cristiana Loccioni)

Cupramontana, Bandiera verde, sorge a 505 metri slm: è meta ideale per le vacanze a contatto con la natura e per un turismo enogastronomico e culturale ed è il paese natale di Luigi Bartolini, grande incisore del Novecento e autore del romanzo da cui venne tratto “Ladri di biciclette” di Vittorio de Sica.

A “Cupra”, come dicono i cuprensi, si trovano numerosi siti di interesse storico artistico. Tra questi: la chiesa Abbaziale del Beato Angelo, quella di Santa Maria della Misericordia, la chiesa di San Lorenzo e, nei dintorni, l’Eremo delle Grotte, conosciuto anche come Eremo dei Frati Bianchi per il candido saio indossato dai Camaldolesi che lo abitarono per più di quattro secoli. Questo rappresenta una delle testimonianze più significative di insediamento religioso alle origini del Cristianesimo nelle Marche.

Aspettando il dolce con un po’ di Vino cotto a Loro Piceno

Prima di concludere il nostro tour enogastronomico fermiamoci a Loro Piceno, piccola Bandiera verde allocata in cima ad una collina, in un’area compresa tra Macerata e San Ginesio, a sud del torrente Fiastra.

Loro Piceno è la patria del Vin cotto: pensate che i palazzi nobiliari e padronali, che fiancheggiano le caratteristiche vie del paese, hanno sviluppato una interessante architettura in funzione della pigiatura dell’uva e della bollitura del mosto nelle voluminose caldaie di rame.

  • Loro Piceno (Foto Paolo D'Angelo)
  • Il Vino cotto

Il Vino cotto è un prodotto tipico utilizzato come vino da dessert e presenta una gradazione alcolica elevata
Si distinguono un tipo secco ed uno dolce, ha un colore che va dal rosso al rosso ambrato, un odore intenso e caratteristico e, al gusto, trasmette la percezione di caramello. Ad esso è legata la “Mostra permanente delle attrezzature e degli utensili per il Vino cotto“, e la Sagra del Vino cotto, che si svolge ad agosto.

Il centro storico è rimasto pressoché intatto, fatta eccezione per il cosiddetto “Castello dei conti Brunforte” (‘rivisto’ architettonicamente negli anni Ottanta del Novecento); tra i siti di architettura religiosa più significativi citiamo la chiesa di S. Maria di Piazza, risalente al 1200, e la chiesa di San Francesco, impreziosita da stucchi e dorature.

E per finire i Sughitti a Montecassiano

Si dice che non bisogna mai alzarsi da tavola senza aver concluso in bellezza. Ci spostiamo allora a Montecassiano per mangiare un dolce forse poco conosciuto ma molto buono e particolare, i Sughitti (o Sciughitti marchigiani). Stiamo parlando di un dolce della tradizione, povero e popolano, ma al tempo stesso ricco di gusto e personalità.

E’ realizzato con una polenta dolce fatta con mosto, farina di granoturco e noci (o mandorle) e si preparava subito dopo la vendemmia. Ha origini antichissime e veniva portato in dono dai contadini ai Signorotti di Paese, in segno di riconoscenza.

  • Il Palazzo dei Priori, a Montecassiano (Foto Renato Gatta)
  • I sughitti

Tra Saltarello e mosto, passeggiando nei vicoli del piccolo Borgo più bello d’Italia (che è anche Bandiera arancione e Borgo Spiga Verde) si possono visitare diversi luoghi particolari: la Piazza Unità d’Italia, sulla quale si affacciano meravigliosi edifici di architettura civile e religiosa come il Palazzo dei Priori, il Palazzo Compagnucci ed il monumentale complesso dell’ex Convento degli Agostiniani.

La Collegiata di S. Maria Assunta merita una sosta per ammirare la pala d’altare di Della Robbia, mentre passeggiare tra i vicoli offre scorci perfetti per gli amanti della fotografia che, al tramonto, possono gustarsi anche dei panorami che spaziano dai Sibillini al mare, dove lo sguardo si perde nella bellezza e nell’armonia delle dolci colline marchigiane (vi consigliamo il Parco del Cerreto, al di sotto delle mura castellane).

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