Ci vorrà pure una bella ‘scarpinata’ , sarà necessario sudare (e non poco), fermarsi, sedersi, risparmiare il fiato per la salita, ma quando arriverete in cima al monte che nasconde, gelosamente, uno spettacolo così unico e misterioso, saprete che lo sforzo è stato ampiamente ripagato con la vista di un angolo di Paradiso tutto marchigiano: il Lago di Pilato!
Oggi vi affidiamo al racconto della blogger Fefa, all’anagrafe Federica Farinelli, che lo ha scritto proprio per la nostra rubrica “Raccontaci le Marche”. Immergetevi nella lettura e, se ne avrete voglia, organizzatevi per andarci, seguendo consigli e percorsi che vi indichiamo alla fine, armati di crema solare, borraccia e… batteria del cellulare carica, così da scattare e postare foto utilizzando gli hashtag #destinazionemarche e #lagodipilato. Saranno semplicemente meravigliose!
Il lago di Pilato, What Are You Waiting For? by Fefa
Comprensibile che, quando si parli di “escursioni”, la maggior parte di chi mi legge trovi più interessante continuare ad annaffiare la sua pianta grassa, e sia quasi impossibile recuperare l’attenzione, un po’ come succede alle donne con una partita di calcio. Pazienza, eppure voglio provarci.
Avete mai sentito parlare del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e dei suoi paesaggi? Molto male, perché recentemente The Guardian l’ha inserito nella top 10 dei Parchi Nazionali Europei.
Vi era sfuggito, eh?
In ogni caso, vi capisco. Spesso, di fronte al viaggio vero e proprio, un post o l’esperienza di un amico, benché raccontato con la passione più travolgente, sono abbastanza inutili per decidersi a partire.
Ebbene, mi auguro di essere per voi l’eccezione, presentandovi una delle meraviglie racchiuse nel cuore dei Sibillini, e cioè il Lago di Pilato (1.940 metri slm).
Per chi non avesse idea di che cosa sia e dove sia, si tratta di un vasto e suggestivo specchio d’acqua, definito anche “il lago con gli occhiali” per la forma dei suoi bacini, ubicato nelle Marche a meno di un chilometro dall’Umbria, proprio sotto la cima del Monte Vettore.
Perché dovreste andarci, ve lo dico subito.
Primo, per rendervi conto di quanto sia “unico” questo posto e quanto sia straordinaria l’avventura per raggiungerlo, che vale tutte le tre ore e mezzo (e due ore e trenta al ritorno) di escursione. Sì, avete sentito bene, tre ore e mezzo di cammino e due ore e trenta al ritorno: ad oggi rimane la mia esperienza di hiking più tosta; pertanto, se avete passato l’inverno in letargo, vi consiglio di iniziare ad allenarvi gradualmente. Quantomeno per non fermarvi come me su una pietra, a mezzora dall’arrivo, con le braccia conserte, mugugnando: “non ce la faccio più!”. Capite con chi avete a che fare? C’è speranza per tutti.
Secondo, perché non potete perdervi l’occasione di visitare il solo bacino naturale di origine glaciale delle Marche; terzo, perché voltarvi ogni tanto a guardare l’immenso paesaggio alle vostre spalle, pervaso dal silenzio e dal verde, rigenera e ricongiunge con noi stessi, soprattutto quando la vita è una specie di corsa ad ostacoli. Staccate la spina, almeno per un giorno. E se questo ancora non vi basta, continuate a leggere questo post. Mica vi posso dire tutto subito, eh.
Chi intraprende questa gita in una bella mattinata di primavera, ne sarà ampiamente gratificato. Io e il mio fidanzato abbiamo iniziato la passeggiata scegliendo quella più classica ma anche la più affascinante, che parte dal paese di Foce, vicino Montemonaco. In alternativa, ci si può incamminare anche da Forca di Presta dal comune di Arquata del Tronto, da cui si segue il percorso per arrivare alla cima del monte Vettore: una volta arrivati al al rifugio Tito Zilioli si inizia poi a scendere verso la Valle del Lago. Io ci ho messo un’estate per capire che la borsa a tracolla era sì, molto femminile, ma non certo la cosa più pratica per un’escursione dove si rischia di perdere l’equilibrio: compratevi uno zainetto, e riempitelo di alimenti digeribili ed energetici per le pause (barrette, frutta, pane ai cereali) e una bottiglia d’acqua a testa.
L’auto si può lasciare alla fine del pianoro, risparmiando circa mezzora, per poi iniziare un sentiero in un fitto boschetto, caratterizzato dalle famose “svolte” o tornanti, con un fondo ripido. State tranquilli: più avanti, il percorso si farà più semplice, con i pendii della Valle del Lago, pieni di fiori, e il Monte Sibilla alle spalle. Il ritorno si svolge lungo il medesimo percorso della salita, e ovviamente, è molto più semplice, almeno per me che preferisco le discese alle salite. Non dimenticate scarpe da trekking, cappello e occhiali ( e anche una crema protettiva) perché il sole in alcune zone picchia forte, ma anche una felpa pesante: arrivati alla meta, la temperatura scende di 10°. Io sono morta prima di caldo e poi di freddo! In ogni caso, accertatevi che il meteo sia decente e partite presto, perché incappare in un temporale o scendere al buio, da queste parti, ecco, non è proprio indicato.
Difficile immaginare qualcosa di più destabilizzante del Lago di Pilato. Confesso che la sua storia misteriosa era ciò che esercitava su di me la maggior curiosità. Non soltanto, infatti, avrete modo di godere della pace e della serenità di questi luoghi, ma potrete letteralmente catapultarvi nel passato, e precisamente nel 1420.
Antoine De La Sale, scrittore e viaggiatore francese del XV secolo, nel suo testo “Il Paradiso della Regina Sibilla” riporta una leggenda, raccolta durante un suo viaggio nell’Italia Centrale, secondo cui Ponzio Pilato, (sì, proprio quello che ordinò la flagellazione di Cristo) prima di essere giustiziato dall’imperatore Tito Vespasiano, espresse come ultimo desiderio quello di essere trascinato da un carro di buoi in balia del fato. C’è chi vuole la sigaretta, c’è chi vuole essere trascinato da un carro di buoi, che volete. Secondo quanto si narra, il carro arrivò sino al Monte Vettore e il cadavere svanì nelle acque del lago. Da qui, il suo nome. Streghe, maghi e alchimisti, in seguito, scelsero questo luogo per consacrare a vari demoni i loro libri, e pertanto la Chiesa proibì severamente l’accesso a questo posto. Si dice anche che gli abitanti di Norcia, per difendersi dal diavolo, sacrificassero ogni anno come tributo un uomo vivo, gettandolo nel lago. Aiuto!
Se pensavate di annoiarvi, vi siete sbagliati, perché come diceva Corrado: “E non finisce qui!”
Dovete sapere che, nelle acque del Lago di Pilato, e in nessun altro posto al mondo, vive un piccolo crostaceo primitivo di colore rossastro chiamato Chirocefalo del Marchesoni, in onore del Professor Marchesoni che lo scoprì nel 1954. Esso depone le sue uova sulle rive che possono restarvi per anni, sempre che nessuno venga a disturbare il suo habitat, perciò è assolutamente vietato avvicinarsi alle sue sponde, bere o farsi il bagno. Il giorno della mia escursione, c’era tantissima gente, sembrava una sorta di rave party, ed erano tutti accampati con le birre. Un ragazzo, incurante dei divieti scritti in ogni dove ma anche degli avvertimenti degli amici (eh ma alor sì scem! Come direbbero al sud), ha pensato bene di fare la sua passeggiatina sulla riva del Lago, forse pensando di trovarsi a Riccione: dieci minuti dopo è stato multato dalla Protezione turistica e ambientale, comparsa dal nulla. Chapeu!
Alla fine del giorno quello che resta, oltre alla stanchezza, è una grande emozione. Ora che sta per iniziare l’estate mi viene subito voglia di programmare nuove escursioni e mete che vale la pena scoprire. A proposito, qual è stata l’ultima volta in cui avete fatto un’escursione? Se non avete ancora idee chiare per il Primo Maggio, vi consiglio assolutamente di ricominciare, e perché no, proprio dal Lago di Pilato.
“Non correre avanti col pensiero. Impara l’arte di stare. Di essere in un luogo, in un luogo soltanto in un dato momento. Percepirlo con tutti i sensi. La sua bellezza, la sua bruttezza, la sua unicità. Lasciarsi sopraffare, senza timore. L’arte di essere dove si è.” – L’arte di stare. Piccoli consigli non richiesti.
Info utili
- Scarica l’app Parchi e Natura Attiva
- Scopri il Lago di Pilato sul sito del turismo
- Visita il sito del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Il Lago di Pilato si può raggiungere da:
-Forca di Presta
-Foce di Montemonaco
-Capanna Ghezzi (Forca Viola)
https://www.facebook.com/escursioni.montagna.hiking
L’auto, come lei ha scritto non si può lasciare alla fine del pianoro (Piana della Gardosa), conviene lasciarla in paese e fare quei 30′ in più, che se passa la Forestale, Guardie Ecologiche, ecc… Quei 30′ in meno si materializzano in un verbale di 58€, come è successo sabato 6 giugno 2015!!!!
Massimiliano
Sembra un lago Alpino! È davvero meraviglioso! Adesso me lo segno fra i posti desiderati
Wow sembra veramente meraviglioso!
Fra qualche giorno, tempo permettendo, dovremmo fare esattamente il medesimo percorso con una gita organizzata dall’Università di Pisa….mi domandavo che attezzatura portare, temo di trovare piuttosto freschino nonostante ormai maggio sia agli sgoccioli!
Qualcuno di più esperto, che magari ha già visitato il posto in questo periodo, sa darmi qualche consiglio?
Grazie
Noemi
Ciao Noemi, ci siamo informati ed ecco cosa ci hanno risposto degli ‘esperti’ della zona. Speriamo di esserti di aiuto!
“In questo periodo c’è molto freddo sul monte Vettore! Il nostro primo tentativo di escursione è stato il 2 giugno di due annui fa, e senza ramponi non è stato possibile arrivare fino al lago. Il 2016 è un anno particolarmente caldo e probabilmente la situazione non sarà critica come lo è stata in precedenza. Consiglio come ogni volta che ci si va, di portare diversi strati di abiti, per poter trovare il giusto comfort in ogni situazione. Se l’escursione avverrà durante le ore diurne credo che una buona giacca invernale possa essere sufficiente. Se si parte prima dell’alba o si pensa addirittura di pernottare (non nel lago, visto che è vietato, ma casomai nel rifugio), consiglio di portare abbigliamento da neve, molto pesante, oltre che un sacco a pelo con temperatura comfort di 5 gradi. Se si segue il percorso che parte da Castelluccio (il più lungo, circa 20 km tra andata e ritorno), ci sono maggiori probabilità di arrivare al lago in questo periodo. Se si va sul Vettore per poi scendere al lago, raccomando l’uso dei ramponi. Questo secondo percorso è più breve ma se è presente del ghiaccio diventa più pericoloso e difficile”.
Vorrei solo farle notare che: i fiori non si possono cogliere, oltre che alcune specie sono protette dalla legge è anche una questione di buon senso. Sopratutto però non è possibile avvicinarsi al lago ma si deve rimanere ad almeno 5 metri dalla riva. Dalle sue foto invece sembra che le regole non le abbia rispettate, non credo sia bello metterle addirittura in un articolo. Perdoni la precisazione ma era doverosa