La Prospettiva delle Marche a #Expo2015: intervista a Aldo Bonomi

Precipite sulle colline con sguardo alto e infinito, oltre il finis terrae della punta del molo verso Oriente, davanti a Blu sui silos del porto, dentro le pietre e il cantar lontano delle chiese, sopra le mura che vegliano borghi e comunità. In soggettiva dal treno, dalla nave, dalla macchina con il mare a destra verso nord e il mare a sinistra verso sud, lungo la città adriatica e l’A14, la metropoli continua diffusa e dissipata che sale verso l’Europa e scende tra onde asfalto e binari verso il Mediterraneo. Mediterraneo infrastruttura liquida che è acqua, volti, comunità, religioni, tradizioni, coabitazioni, migrazioni.

Sono le Marche della spiritualità, delle chiese e delle moschee, delle sinagoghe, degli eremi francescani, delle comunità di cura, della natura che interroga cielo e terra con le sue leggende. Sono le Marche della casa-azienda-capannone divenuta factory, avanguardia, dove pensiero azione e relazione diventano scarpe, start up, argenti, lampade, fisarmoniche, cucine, jeans, app, cappelli, cartoni animati, meccanica, cappe, circuiti stampati, libri.

Sono le Marche gentili del corpo sano che si nutre di qualità, la mangia, la legge, l’ascolta, la beve, la tocca, la guarda, l’assaggia, la vede, la sente. La prospettiva di vita è pensiero, conoscenza, esperienza che si fa touch nella white cube, e dono nella white box – come nutrimento e semina. Storytelling che diventa storyboard nei 15 affreschi dinamici e rilascia in dosi omeopatiche il territorio e le sue matrici: un ritorno al futuro con le poetiche e la modalità linguistiche di autori che hanno sguardo e prospettiva. Non c’è retorica e celebrazione ma immagine, gesto, scelta.

prospettiva marche

Piero e la Prospettiva – Le Marche a Expò 2015

Nell’anno di Piero, celebrato con la grande mostra di Reggio Emilia che per la prima e forse unica volta riunisce le 7 versioni autografe del De Prospectiva Pingendi provenienti da mezzo mondo, le Marche scelgono Piero per il padiglione Expò. Il pensiero della prospettiva, l’uomo protagonista dello spazio dinamico della composizione diviene Prospettiva di Vita dentro una white cube che azzera lo spazio e riporta lo sguardo su 15 quadri, icone che svettano, punti concentrici, zoom, minuti autoriali di filmaker del territorio adriatico che fanno della qualità della vita un progetto di vita che contiene una prospettiva di vita. Le Marche sono ancora, in forma attualizzata, la terra di Piero che nel 1475 presenta al Duca Federico da Montefeltro un Trattato che rivoluziona la storia della pittura e della rappresentazione. Così Piero diviene metafora potente del Rinascimento italiano, sintesi e laboratorio dell’intreccio tra città e borgo, paradigma contemporaneo della relazione tra smart city e smart land,Una personalità monumentale pienamente dentro lo spirito del tempo, un enzima con relazioni cosmopolite – la cultura fiamminga – che si forma a Firenze, nella smart city di allora, ma dissemina il suo talento in provincia, nella smart land – Sansepolcro, Arezzo, Rimini, Urbino, Perugia, Rimini e Ferrara. La white cube delle Marche guarda all’Italia di mezzo, l’Italia più Italia, scavalca i confini del millimetro per farsi esplorazione del pensiero, di quell’infinito contemporaneo della visione e dello sguardo che da Piero arriva alla Macro regione Adriatico Ionica.

Intervista ad Aldo Bonomi – curatore della mostra “La Prospettiva di Vita”

Bonomi

Com’è arrivato alla concettualizzazione della Prospettiva di Vita come chiave di rappresentazione della Regione Marche a Expo 2015?Innanzitutto perché la prospettiva è stata, secondo le scuole filosofiche, “inventata” o “scoperta” qui da Piero della Francesca oltre 500 anni fa, giusto un decennio prima della scoperta dell’America, e non credo a caso. Credo infatti che l’intreccio tra contado e borghi, tra paesaggio mentale e spirituale abbia contaminato il genio di Piero, così come ha continuato nei secoli a permeare il genius loci delle Marche, terre plurali accomunate dalla costante ricerca di una prospettiva di vita comune.

– Come si colloca questo progetto rispetto alle esperienze delle altre regioni italiane?
Credo che uno degli elementi distintivi sia da rintracciare nella volontà di avere puntato sui talenti locali per la realizzazione dei contributi artistici in video che caratterizzano quella che, a tutti gli effetti, ambisce ad esser una mostra di territorio, andando oltre la semplice rappresentazione iconografica. Vedremo se il pubblico apprezzerà lo sforzo.

Dal suo punto di vista qual è oggi la prospettiva di sviluppo, e in quale contesto, della Regione Marche?
Le Marche si sono caratterizzate per quello che Giorgio Fua ha denominato “sviluppo senza fratture”, alludendo alla capacità delle comunità locali di metabolizzare le ondate ricorsive della modernità. Oggi siamo di fronte ad un momento di profonda discontinuità nel quale le Marche devono affrontare una nuova fase di modernizzazione, quella della globalizzazione. Da questo punto di vista il laboratorio sociale marchigiano ha qualcosa da dire al Paese: “ricordare il futuro” per elaborare una nuova prospettiva di sviluppo.

– La scelta di accogliere la Prospettiva di Vita come tracciante di comunicazione, in una white cube nel pieno della bulimia di Expo, è certamente una scelta in controtendenza: come pensa che il pubblico possa accogliere questa innovazione?
Non mi piace essere a tutti i costi in controtendenza, tuttavia abbiamo provato a coniugare in forma sufficientemente creativa il tema dell’Expo con i giacimenti territoriali di saperi del territorio: paesaggio, borghi, attenzione alla coesione sociale, spiritualità, qualità della vita che precipita nella prospettiva di vita longeva.

 

 

Cristiana Colli, autrice di questo articolo, è giornalista e curatrice di progetti culturali. Maggiori informazioni sulla sua biografia e Curriculum Vitae su Linkedin e AASTER.

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