8 curiosità sul San Vicino, la montagna dal doppio volto

La “terra di mezzo” delle Marche tra il mare e la montagna: il Monte San Vicino, un luogo che infonde sorpresa e meraviglia.

Stupende faggete con alberi secolari, le gole nascoste, le colorate praterie piene di fiori: una diversità di habitat, flora, fauna che sorprende tutti, ogni giorno. Come tutte le cose umili e preziose, è un territorio unico e inconfondibile, con la vetta che tocca i 1480 m s.l.m., parte della dorsale appenninica marchigiana, ovvero la linea di rilievi che si trovano tra la costa Adriatica e l’Appennino umbro-marchigiano. 

Vi sveliamo 8 curiosità sul Monte San Vicino. Siete pronti a un’immersione nella natura?

1. È visibile da gran parte del territorio marchigiano 

Il Monte San Vicino si trova tra le province di Ancona e Macerata, è all’interno della Riserva naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito, istituita nel 2009 ed è la montagna più elevata della zona compresa tra le valli dell’Esino e del Potenza tanto da permettere un’ampia visuale sui territori circostanti. Non a caso il San Vicino ha una posizione centrale rispetto alle Marche ed è perciò visibile da gran parte del territorio marchigiano. Per questo in passato rappresentava un importante punto di riferimento geografico dei nostri antenati che si muovevano a piedi o a cavallo. E questo punto fisso, di riferimento ci emoziona sempre quando lo vediamo quasi da ogni parte della regione a richiamare un senso di “casa”.

Foto di Luca Galluzzi

2. Perché è definita la montagna dal doppio volto?

L’altra sua peculiarità è l’aspetto: il San Vicino infatti presenta due forme diverse a seconda del versante da dove lo si osserva. Dal versante anconetano presenta una forma di panettone o a “gobba di cammello”, invece dal versante fabrianese presenta una forma piramidale, più appuntita…quasi a ricordarci che le cose cambiano a seconda del punto di vista dal quale le si osserva.

Foto di Alessandro Bugatti

Osserveremo il Monte San Vicino da diversi punti di vista durante questa emozionante escursione:

3. L’origine del nome: il dio Giano

Alla particolarità di avere una doppia faccia sembra essere legato il suo nome: difatti non esiste alcun santo dal nome Vicino e sembra essere dunque originato dal nome con cui i romani chiamavano il dio Giano: “Janus Vicilinus”. Giano era una divinità con due facce a incarnare gli opposti: giorno-notte, maschile-femminile, sole-luna. Era una divinità solare legata al principio del giorno, l’alba, come il tramonto.

Foto Archivio Regione Marche

Giano era il protettore dei viandanti e veniva rappresentato nei crocevia delle strade. Il culto di Giano sembra sia stato importante nella zona per via del ritrovamento di monete rappresentanti il dio bifronte sulla cima del monte durante gli scavi per l’affissione della croce oltre che alla presenza di altri toponimi legati al suo nome: la gola di Jana a Braccano e il fiume Giano che attraversa Fabriano e si immette nell’Esino a Borgo Tufico.

Non si esclude perciò che gli antichi abitanti del luogo identificassero il monte San Vicino non solo come riferimento geografico ma anche come montagna sacra, dimora di Janus Vicilinus trasformato poi nei secoli in “vicinus” e “vicino”.

4. Ospita dei grandi patriarchi secolari

Di particolare interesse sono i boschi di faggi gestiti a ceduo cioè soggetti a tagli periodici, con alcuni individui secolari e monumentali protetti, in particolare nella zona del Monte Canfaito (1111m) che si trova in direzione  sud-est rispetto il San Vicino. É un altopiano ricoperto da una faggeta spettacolare con numerosi alberi secolari e tre monumentali.

In autunno si riveste di una moltitudine di colori per via del foliage: in questo periodo il luogo si riempe di fotografi appassionati alla ricerca dello scatto perfetto. In effetti l’atmosfera della faggeta è magica, l’imponenza dei faggi ci ricorda che siamo esseri piccoli, parte di un tutto.

Dunque il monte San Vicino risulta “vestito” di faggeta, con praterie secondarie, cioè creata dall’azione di disboscamento da parte dell’uomo per creare nuovi pascoli, sulla cima e alla base che si arricchiscono di interessanti e colorate fioriture primaverili dai mille colori come il blu/viola della Scilla (Scilla bifolia), il fucsia del Croco (Crocus neapolitanus), il giallo dell’Anemone (Anemone ranuncoloides), il delicato rosa della Dentaria minore (Cardamine bulbifera)…

Leggi anche -> Una passeggiata fra i faggi secolari di Canfaito

5. Le rocce raccontano: il Limite K-T a Frontale di Apiro e l’estinzione dei dinosauri

Le rocce del Monte San Vicino, inoltre, ci raccontano un altro interessante evento che ha sconvolto il clima del pianeta ben 65 milioni di anni fa provocando estinzioni di massa di molte specie animali tra cui i dinosauri.

Foto Marco Riganelli – dal sito GeoMarche

Infatti, la presenza nell’area di cava presso la frazione di Frontale (Apiro, MC) di un sottile strato di roccia sedimentaria detto limite K-T che contiene un’alta concentrazione di Iridio, elemento non presente sul Pianeta Terra, ha permesso agli scienziati di ipotizzare la caduta di un meteorite nella penisola dello Yucatan, in Messico, che ha prodotto i suoi effetti su tutto il pianeta determinando un cambiamento climatico globale con conseguente estinzione dei grandi rettili dal pianeta. E lo possiamo verificare persino da un sottile strato di roccia depositatosi nei pressi di una minuscola frazione delle Marche…

6. Storie di battaglie sui sentieri dei partigiani

L’area del San Vicino nascose numerosi gruppi di partigiani che conoscendo quei boschi come le proprie tasche riuscivano a compiere azioni di contrasto alle truppe nazi-fasciste. Nell’area del San Vicino erano operativi i partigiani riuniti nel Gruppo Roti considerato il gruppo più multietnico della Resistenza. Comprendeva inglesi, francesi, polacchi, boemi, jugoslavi, sovietici, etiopi, somali ed eritrei. La zona fu inoltre teatro di scontri tra truppe nazi-fasciste e partigiani oltre che dell’eccidio di Braccano.

Foto de Il Ponticello

Ogni anno il 25 aprile viene fatta la “Marcia sui sentieri della Memoria” che l’Associazione Nazionale Partigiani organizza lungo i sentieri dei due versanti della montagna con l’incontro finale dei vari gruppi in cammino al Monumento del Capitano.

Anche per noi il 25 Aprile sarà l’occasione di ricordare le lotte per la liberazione sul Monte Canfaito:

E ora andiamo alla scoperta dei sentieri: vaste faggete, strette gole, antiche abbazie, borghi arroccati…

7. La Grotta di San Francesco 

Sono molti i sentieri che si possono percorrere all’interno della Riserva: con una piccola deviazione dal sentiero che porta alla cima dai Prati di San Vicino sottostanti si può arrivare alla grotta di San Francesco dove vissero alcuni seguaci di San Francesco e dove pare sia transitato lui stesso. Dalla cavità circondata dal bosco, si gode di un panorama spettacolare e si ha quella sensazione di “casa” e protezione, oltre che di calma e tranquillità senza uguali.

Foto di Giorgia Barchi

8. I borghi e le valli che circondano il Monte San Vicino

  • Elcito: il paese del Vento 

Da Canfaito, un sentiero che attraversando la Valfucina e passando per l’abbazia di Santa Maria, porta al borgo di Elcito del Comune di San Severino Marche, costruito come un nido d’aquila a 824 m s.l.m. su uno scoglio di roccia e munito di mura difensive di origine medievale.

Foto di Fabrice Bisignano

Si può camminare attraverso le piccole vie del paese e incontrare scorci panoramici da togliere il fiato. La presenza di queste piccole residenze vicine tra loro, la vecchia scuola, la chiesa, un forno comune, una fontana di acqua potabile danno un senso di comunità a ricordarci che l’uomo è un “animale sociale”. Lungo le mura del borgo sono affisse alcune foto degli abitanti del passato di Elcito in ricordo di questo tipo di comunità della condivisione.

  • Braccano: il borgo dei murales

Sul versante occidentale del Monte San Vicino si trova Braccano, piccolo paese denominato “il paese dei Murales” poiché passeggiando per le stradine del paese è possibile scorgere sulle pareti, nei muretti e nei fienili, coloratissimi murales realizzati dagli studenti dell’Accademia di Brera e di Macerata oltre che artisti provenienti da tutto il mondo.

Braccano – Foto di Giorgia Barchi

I dintorni di Braccano sono aree naturalistiche molto affascinanti che ospitano gole e forre (come la gola di Jana e Bocca de Pecu) scavate dalle acque dei torrenti che si congiungono al Fosso di Braccano e rappresentano la linea di unione tra le valli dei fiumi Potenza ed Esino.

Gola di Jana – Foto Il Ponticello

Poco lontano dal centro abitato, si trova l’abbazia di Rotis, purtroppo ridotta a rudere dopo le scosse degli ultimi anni. L’abbazia risulta essere un gioiello ormai dimenticato: gestita dai benedettini dall’XI secolo, porta alcune simbologie templari e fu il principale rifugio dei partigiani del gruppo Roti.

Abbazia di Rotis – Foto Archivio Regione Marche

Nella frazione di Braccano è presente inoltre il Museo Storico della Resistenza dedicato a Don Enrico Pocognoni, il parroco fucilato dai nazisti il 24 marzo 1944.

  • Apiro: il paese del folklore

A Nord-Est del San Vicino si trova il paese di Apiro che ogni anno, la settimana di Ferragosto, ospita il Festival Internazionale del Folklore Terranostra dove si riuniscono i gruppi folkloristici di tutto il mondo per presentare canti e balli tradizionali in strada e sul palcoscenico. Il Festival porta un’infinità di colori e culture diverse nel piccolo spazio del paese, a ricordarci che anche la biodiversità culturale e la condivisione è indispensabile all’uomo.

Apiro e Monte San Vicino – Foto di Andrea Tessadori

Legata ad Apiro c’è anche l’antica ricetta dei cavallucci preparati dalle vergare, dolci a semi-lune di sfoglia bagnata di alchermes e ripiena di frutta secca, mosto cotto e cacao.

Lago di Cingoli – Foto Archivio Regione Marche

Da Apiro si possono raggiungere con facilità le numerose spiagge che circondano il lago di Cingoli originato dalla diga di Castreccioni, dove ci si può refrigerare con un bagno, fare un giro in canoa e dalle quali si può godere di un incredibile tramonto dietro il Monte San Vicino.

  • Val di Castro: tra Poggio san Romualdo e Poggio san Vicino

Tra i paesi di Poggio San Romualdo e Poggio San Vicino c’è Val di Castro in direzione Nord rispetto il San Vicino e che ospita l’abbazia di San Salvatore fondata tra il 1005 e il 1009 dal monaco San Romualdo, fondatore tra l’altro dell’ordine camaldolese. Ristrutturata nel 1262 e successivamente più volte, presenta oggi uno stile gotico e affreschi del XV secolo. Dal 2006 è presente un agriturismo che offre ristorazione in un paesaggio rilassante e bucolico. Conosceremo meglio quest’area del parco in questa escursione:

  • Pian dell’Elmo

Ai piedi del San Vicino vi è Pian dell’Elmo a 952 m s.l.m. una zona pianeggiante che ospita pascoli e in cui sono presenti alcuni alloggi, ristoranti e il campeggio aperto nei mesi estivi sempre al cospetto del guardiano “San Vicino” che osserva dall’alto.

Foto di Giorgia Barchi

Percorrendo i sentieri della Riserva, magari in compagnia di una guida escursionistica, scoprirete gli angoli nascosti e i segreti più intimi di un luogo magico e rigenerante, abitato da una comunità fortemente legata al territorio.

Info utili

L’articolo è stato redatto grazie al contributo di Martina Magini di Il Ponticello

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2 thoughts on “8 curiosità sul San Vicino, la montagna dal doppio volto

  1. Sono molto felice di vedere la terra vicina casa mia a Coldigioco. Queste foto sono bellissima!

  2. È bellissimo vedere il monte che sovrasta il paese di mia madre, Poggeto, un piccolo borgo immerso nel verde…

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