Jesi: le doglie di Costanza

Cos’è tutto questo trambusto, dove vado, ma che succede? Aiuto! Cos’è questa luce? Dove sono? Un tendone? In mezzo a una piazza? Ma in quale parte del mondo sono? Jesi? E cos’è Jesi? Una città delle Marche? Città, Marche?

Foto di William Tallevi

Parole immaginarie, tra storia o leggenda, condite con un pizzico di fantasia. Abbiamo provato a metterci, per qualche minuto, dalla parte di quel neonato che inizialmente venne chiamato Costantino, per poi diventare Federico, quel Federicus II Hohenstaufen di Svevia, l’erede dell’Impero svevo-tedesco e del Regno di Sicilia.

Correva l’anno 1194, era il giorno dopo di Natale, 26 dicembre, quando la quarantenne Costanza d’Altavilla, figlia del re normanno Ruggero II, “in viaggio con il marito Enrico VI e le sue truppe verso il sud dell’Italia alla conquista del Regno di Sicilia” si trovava casualmente di passaggio a Jesi e diede alla luce un bimbo che poi si rivelò non avere nulla in comune con il Bambinello per eccellenza: “C’è qualcosa in quest’uomo che insieme attrae e inquieta (…), l’ostilità della Chiesa culminata con le due scomuniche (…)” .

Jesi – Foto di Stefano Grilli

Sulla presenza più o meno casuale di Costanza a Jesi c’è chi sostiene che fu una scelta ragionata: ad un certo punto Enrico VI proseguì lungo la costa adriatica, mentre l’imperatrice, in procinto di partorire, scelse l’interno, ovvero la via che attraversa Jesi, città fedele all’Impero e città strategica per l’importante nodo di comunicazione tra Matelica e Ancona.

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Di certo si sa che la nascita di Federico II è stata a Jesi, ma il mistero rimane sul luogo esatto dove avvenne. Fonti contemporanee lo danno all’interno di un padiglione alzato in Piazza S. Floriano anche detta Piazza del mercato, alla presenza di autorità, nobiltà e molti jesini, per la precisione “cittadini e donne maritate”, e di “quindici tra vescovi e cardinali”, e questo perché non si potessero avere dubbi circa la paternità o addirittura il parto stesso.

Gli studiosi attribuirono queste minuziose descrizioni sulle persone che assistettero al parto ad una volontaria enfatizzazione, così da fugare ogni dubbio circa la gravidanza di Costanza, ormai quarantenne e primipara.

La leggenda popolare parla persino di una imperatrice che simulò per nove mesi la gravidanza, ricorrendo alla messinscena di nascondere il bambino appena ricevuto dal “padre vero sotto le vesti, per farlo credere partorito da lei“.

Già, il padre vero: si dice potesse essere un beccaio di Jesi, ovvero un macellaio anche detto il venditore di carne di becco (specifichiamo che l’etimologia risale al Becco, ovvero il maschio della capra), che donò il neonato alla nobile causa di un erede.

La tesi di Salimbene de Adam, uomo di fede e scrittore italiano, parla di Merlino che definì la nascita di Federico come “insperata e miracolosa”, forse memore delle parole dello stesso Federico contenute nella lettera indirizzata agli iesini nell’agosto 1239.

Salimbene aggiunge anche il ricordo di un diverbio intercorso tra Federico e il suocero Giovanni di Brienne quando quest’ultimo lo aveva apostrofato “nel suo francese (…) figlio di un beccaio“, confermando la reazione attonita di Federico:  “E l’imperatore s’intimidì e non osò dire parola“.

L’alone di mistero su Federico II e Jesi regna sovrano anche sulla teoria che, per dimostrare la propria maternità, la donna si sarebbe mostrata al popolo, in piena luce, con il bimbo attaccato al seno, giusto una manciata di minuti dopo aver, presumibilmente, partorito: episodio questo in assoluto contrasto con il carattere generalmente riservato della donna di origini normanne.

Che sia storia o leggenda, ciò che è certo è l’amore che lo Stupor Mundi riservava per la nobile città della Marca che è rimasta incisa nella mente e profondamente radicata nel suo cuore. Così scriveva in un suggestivo appello, datato 1239

“E tu, Betlemme, città della Marca, non sei la più piccola tra i luoghi del nostro cammino. Da te infatti è uscito il principe dell’Impero Romano, chiamato a reggere e a proteggere il tuo popolo e a sottrarlo dal sottostare a mani estranee”.

La Piazza dedicata a Federico II

Ad oggi a Federico II è dedicata la storica piazza più importante della città di Jesi. Tutta racchiusa da edifici nobiliari e dal Duomo. Sorge sul luogo del Foro romano, all’incrocio fra il Cardo e il Decumano massimi. Sono state ritrovate anche le fondamenta degli edifici che la cingevano, come quelle del Teatro, delle Terme e della Cisterna. Dopo le devastazioni barbariche vi sorse la prima cattedrale cristiana di Jesi, forse sulle fondamenta di un precedente tempio pagano.

Piazza Federico II – Foto di Sonia Darini

Concludiamo questo breve racconto su Federico II con una filastrocca in dialetto jesino, simpatica e riassuntiva, così da stuzzicare la curiosità e la riflessione a quanti scelgano di visitare Jesi e la piazza al centro del mistero, ricordandovi, nel caso ci fossero, di stare attenti a tende allestite di fretta e furia, perché a Jesi, forse, si nasce beccai e si muore… imperatori.

La nobile Costanza/ c’aveva il mal de panza/ non ne poteva più./ A Jesi era giorno di mercato/ e presso il vescovado/ piantarono il tendò./ Li sotto, fra un grido ed un vagito,/ nasceva Federico/ il grande Imperator”.

 Info utili 

In copertina, foto di Jesi di Stefano Grilli

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4 thoughts on “Jesi: le doglie di Costanza

  1. What a charming tale! I’ve always admired Costanza d’Altavilla for her brave decision to give birth to her son in a square. Very histrionic 😉

  2. Fridericus II dictus erat Jesiminus(MGH);in effetti a condurre Costanza a Jesi fu la consapevolezza che il Melkisedec ,novello Cristo ,sarebbe nato.Era il rampollo che dalla stirpe di Hildegard di Svevia Egisheim(Uovo, Stirpe Sacra) che sposò Federico I di Buren (da ad Bure,Abri,Apuril ,nome in aramaico e davidico della dinastia dell’Ape, ovvero merolitinga).Jesi era anche riferito al rango di Jesus,o Yaesous, della Sancta Propago, vedi sepolcro di Fridericus Yaesou six Rex, figlio di Federico II ed Isabella d’Inghilterra ,nell’Abbazia Saint Genis de l’enfant de Poully or Sancta Propago Aprilis Stoffensi Domi Sicene Sveve Anglicane Fontis )aveva origine, dalla prosapia di Re Jesse , antenato di Cristo, che edificandola pose come arma del presidio il Leone davidico.La cittadella era anche presidio della Duchessa Urslingen di Spoleto, quindi Costanza non avrebbe avuto difficoltà a partorire nel castello, fortezza degli Ursilingen, con ogni conforto.La ritualità nello spirito del medioevo era una sorta di iniziazione e linguaggio in codice per iniziati.Il mondo doveva apprendere che lo secunno Melkised era nato.Non a caso a svelare la prima volta l’agalmonia recondita del nome Jesi e dello stemma ,che è appunto quello di Re Jessi, è stata proprio Sair la Principessa Jesimina o Yasmin o Jasmine (Jesimina epitome della Dinastia di re Jesi : il gelsomino era venerato come il fiore dell’Arcangelo Michele) Aprile von Hohenstaufen ,che è discendente di Federico II ed Isabella d’Inghilterra.(Uclenews)

  3. L’arma avita dei tre leoni degli Hohenstaufen recava il nome arcano Gesiusbury che traduce Jesiminus, stirpe di Jesus gesiusbury , (Bury o Buren Rex dinastia regale)di Jesus o Gesius.

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