Andar per mare…Adriatico

Il bello di una città di mare è  ….. il mare! Andar per mare ti dà la possibilità di guardare alla città con occhi diversi; ne scorgi tratti originali, talvolta sconosciuti agli stessi residenti. È così per Ancona; quando esci in barca, ovviamente rigorosamente a vela, dal porticciolo di Marina Dorica ti si apre uno scenario unico: la città come in una cartolina si presenta con i suoi tesori, i monumenti, le chiese con i campanili, il verde urbano – che ti stupisci quanto avvolge la città – le colline circostanti con le frazioni, il giallo dei campi con  il grano e il girasole maturi. Dal colpo d’occhio iniziale passi ad individuare il Duomo di San Ciriaco, Palazzo degli Anziani, la torre della Prefettura, il triangolone del porto turistico e il cantiere navale: ne percepisci il fermento produttivo, ma anche le numerose evidenze storiche e culturali. Poi mano a mano che ci si allontana dalla costa e si punta la prua verso sud, direzione Conero, i rumori della città si attutiscono e con essi scemano le ansie e i problemi che ciascuno di noi si porta dalla quotidianità. Ed entri in un’altra dimensione nello spazio e nel tempo. Diventi spettatore e pian piano protagonista di una relazione potente tra il mare, il vento, la barca a vela dalla quale sei già stato sedotto. Il nostro mare è Adriatico, un nome che manifesta la sua indole, non minacciosa come Atlantico; se lo conosci e lo comprendi è cordiale, amichevole, affidabile. In questa relazione il mare ci mette l’energia del movimento, il vento suggerisce l’andatura e la barca, con umiltà e determinazione, come si confà a chi come la nostra porta un nome di donna, Elisabeth, fa tesoro della possenza dell’uno e dell’altro per metterli insieme e darsi una rotta.

Una gita in barca a vela sul mare Adriatico

Una gita in barca a vela sul mare Adriatico

E imparando ad ascoltare questo dialogo ti ritrovi fuori dal porto, dietro il Duomo, lungo la costa ove si affaccia l’anfiteatro romano con la sua stupenda passeggiata in “quota”  e poi il vecchio faro, il Parco del Cardeto con il campo degli ebrei. Un angolo della città poco conosciuto che meriterebbe una visita apposta ad Ancona e che visto dal mare appare ricco di segreti e fascino. E la barca va, avvicinandosi e allontanandosi dalla costa percorrendo i bordi della rotta. E cullato da questa andatura i tuoi pensieri si fanno più lievi. Dopo un tratto di costa accessibile solo dal mare scorgi i primi segni di attività umana, le grotte del Passetto, una curiosa “architettura spontanea armoniosamente inserita in ambiente naturale” come le definisce wikipedia, dove gli anconetani doc, i grottaroli, fanno di tutto, da giocare a burraco, a pulire i moscioli (cozze in italiano), da ricoverare le barche a fare la pennichella.

Grotte del Passetto di Ancona

Grotte del Passetto di Ancona

Il Passetto è la spiaggia urbana di Ancona, un terminale di quella camminata a mare che partendo da qui dove il sole sorge sul mare arriva al porto dove miri il tramonto sempre sul mare, attraversando la città lungo due chilometri di viale della Vittoria e corso Garibaldi. Il Passetto è spiaggia di scogli e acqua alta, a differenza di Palombina a nord della città caratterizzata da sabbia e mare basso, ideale per giochi, feste e lunghe passeggiate in spiaggia. Guardando la costa del Passetto dal mare riconosci altre evidenze cittadine, l’ospedale pediatrico Salesi, il caratteristico ascensore per la discesa in spiaggia, l’area della pista di pattinaggio e della piscina, ma soprattutto l’ampia scalinata che dal Monumento ai Caduti porta in spiaggia. Una scalinata costruita negli anni ’20 e caratteristica di quel periodo, come ti spiegano i vecchi pescatori, perché solo dal mare ti accorgi che è a forma di aquila, in ossequio al regime fascista.

Passetto di Ancona

Veduta dal mare del Passetto di Ancona

S’è fatta ora di pranzo, scendiamo a terra per gustare un piatto di spaghetti allo scoglio e due sardoni scottadito nel ristorante sulla palafitta nel mare, prima tappa alla scoperta del Conero andando per mare. E già senti che la vita può essere semplicemente straordinaria (o straordinariamente semplice?).

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